Vitamina D: sintesi, assorbimento e ruolo del microbiota intestinale.

Vitamina D: sintesi, assorbimento e ruolo del microbiota intestinale.

Quando si parla di vitamina D, si fa riferimento ad una famiglia di composti liposolubili denominati pro-ormoni, di cui i più importanti sono l’ergocalciferolo (vitamina D2) e il colecalciferolo (vitamina D3), la cui funzione principale è quella di regolare i livelli di calcio e fosforo nel sangue e di mantenere in generale la salute delle ossa.
Negli ultimi decenni, un numero sempre maggiore di studi scientifici, suggeriscono un ruolo chiave della forma attiva della vitamina D, nella tolleranza immunologica, omeostasi del microbiota intestinale e nelle patologie ad esso correlate, soprattutto nel campo delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), condizioni multifattoriali in cui la disbiosi intestinale esercita un ruolo cardine.

Sintesi ed assorbimento della vitamina D.

Il fabbisogno quotidiano di vitamina D viene soddisfatto sia attraverso l’esposizione solare sia attraverso
l’ alimentazione.
Nel primo caso, le prime reazioni biochimiche coinvolte nella sintesi della vitamina D avvengono nella pelle, ad opera della luce solare ultravioletta B (UVB) che converte il precursore della vitamina D, in vitamina D3 (colecalciferolo).
È in questa forma che la vitamina viene successivamente convertita, a livello epatico, in 25-idrossivitamina D3 (calcidiolo), che rappresenta la principale forma di deposito nel corpo.
Ed è sempre a livello epatico che avviene il metabolismo della vitamina D assunta con la dieta o mediante integratori.
Successivamente, il calcidiolo viene ulteriormente convertito nei reni in 1,25-diidrossivitamina D3 (calcitriolo), la forma biologicamente attiva della vitamina D.
L’assorbimento della vitamina D3, invece, è mediato dal legame al suo recettore (VDR) a livello dei tessuti bersaglio che sono: l’intestino (duodeno), il rene ed osso. Mutazione a carico del gene che codifica per il recettore della vitamina D (VDR) sono per esempio responsabili del rachitismo ereditario vitamina D resistente.
La vitamina D3 ottenuta dall’esposizione solare o dall’alimentazione viene assorbita a livello intestinale dai villi intestinali. I batteri intestinali possono contribuire alla trasformazione del calcidiolo in calcitriolo, la forma attiva della vitamina D, mediante l’enzima 1-alfa-idrossilasi. L’attività di questo enzima è a sua volta regolata dalla disponibilità in primis del suo substrato ovvero il calcidiolo, ma anche dai livelli del paratormone (PTH), calcemia, fosforemia, calcitriolo (feedback negativo) e del fattore di crescita dei fibroblasti (FGF263).

Vitamina D e Microbiota Intestinale.

Il microbiota intestinale e la vitamina D appaiono strettamente correlati in un rapporto bidirezionale.
Da un lato, il microbiota intestinale è coinvolto nell’assorbimento della vitamina D, d’altra parte, l’azione antinfiammatoria ed immunomodulatoria della vitamina D può influenzare a sua volta direttamente la composizione del microbiota, promuovendo la crescita di batteri benefici e riducendo l’eccessiva proliferazione di quelli patogeni, come dimostrato da alcuni studi scientifici.
La disbiosi intestinale, condizioni come la sindrome dell’intestino irritabile, malattie infiammatorie intestinali o l’uso prolungato di antibiotici possono influenzare negativamente l’efficienza dell’assorbimento della vitamina D. Pertanto, promuovere un microbiota intestinale sano potrebbe essere cruciale per ottimizzare i livelli di vitamina D e migliorare lo stato di salute.
La comprensione della relazione tra microbiota intestinale e vitamina D è ad oggi oggetto di studi scientifici, che hanno lo scopo di meglio comprendere e chiarire il ruolo di questa importante vitamina nella modulazione del sistema immunitario e nelle malattie croniche.

Valori soglia di vitamina D secondo l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).

Attualmente, mediante un’analisi del sangue, è possibile valutare la concentrazione di vitamina D misurando i livelli di 25(OH)D.
Per quanti riguardo l’identificazione di livelli di “normalità” e le soglie di intervento/livelli da mantenere di vitamina D, le società scientifiche non sono concordi nell’individuare una concentrazione considerata “ottimale” per questa importante vitamina.
In Italia, i valori generalmente considerati ideali si collocano tra 12 e 40 ng/mL.
Tuttavia, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha recentemente ridotto la soglia minima per la rimborsabilità a 12 ng/mL, come riportato nella nota AIFA del 21 febbraio 2023.
Al di sotto di questa soglia, è consigliabile prendere provvedimenti, apportando modifiche alle abitudini quotidiane e alimentari e, se necessario, ricorrere ad una sua integrazione.

Fonti alimentari di vitamina D.

È importante sottolineare che l’apporto di vitamina D attraverso la dieta è limitato e può fornire solo un modesto contributo all’aumento dei livelli di vitamina D.

Di seguito un’ infografica con la classifica dei 10 alimenti più ricchi di Vitamina D per porzione, stilata da SmartFood IEO.